© Dr. Gaspare Monaco - Medico Oculista
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Il Centro Diagnostico Oftalmologico Clotilde 2, a Milano, effettua anche la visita oculistica per bambini, fin dai primi mesi di vita, finalizzato a identificare precocemente alcune malattie che sono completamente risolvibili se identificate e curate nella giusta tempistica.
Per esempio, effettuare una visita oculistica ai bambini in età prescolare e scolare, riduce il rischio di ambliopia, l’occhio pigro, permettendo così il giusto sviluppo visivo e un’ottima visione.
La Visita oculistica nei bambini mira a individuare:
Il sistema visivo umano si sviluppa secondo diverse tappe:
La funzione visiva arriva quindi a maturazione tra gli 11 e 18 mesi, mentre la percezione della profondità si sviluppa intorno ai 36 mesi.
L’acuità visiva di un bambino raggiunge circa 5/10 a 6 mesi di età e progressivamente migliora fino ad ottenere 10/10 tra 1 e 3 anni.
Anche se l’acuità visiva si sviluppa completamente in un breve lasso di tempo, il sistema visivo ha una sua plasticità ed è in grado di rispondere ai cambiamenti degli stimoli visivi sino a 8-10 anni.
Questo è un beneficio ma anche un punto debole perché, se insorgono malattie, queste sono in grado di interferire con il corretto sviluppo anche in modo irreversibile, quindi è importante che ogni trattamento venga effettuato prima degli 8 anni per raggiungere un risultato soddisfacente.
Sottoporre i vostri bambini a tutti i controlli oculistici è quindi di fondamentale importanza per identificare precocemente anomalie dello sviluppo visivo e intervenire con cure adeguate nel periodo plastico, prima che sia troppo tardi.
L’oculista effettua diagnosi, può instillare colliri per dilatare la pupilla e guardare il fondo oculare, valutare e correggere i vizi refrattivi e prescrivere cure.
È importante una buona collaborazione tra le due figure, per aiutare il piccolo paziente ad avere una diagnosi completa.
L’Associazione Internazionale per la Riabilitazione Visiva dell’Infanzia (AIERV) suggerisce il seguente calendario di osservazione del bambino, nato a termine ed in assenza di disturbi riscontrati dai genitori:
Le successive viste periodiche vengono effettuate ogni 1-2 anni, secondo l’indicazione dell’oculista curante.
È molto importante osservare in che modo il tuo bambino guarda le cose a casa e a scuola: riportiamo di seguito alcuni segnali dall’allarme che potrebbero rivelare la necessità di una visita oculistica per accertare eventuali problemi:
Il primo esame che va effettuato subito dopo la nascita o nei primi giorni di vita è il test del riflesso rosso.
Il test consiste nel proiettare sull’occhio del bimbo la luce che proviene da uno strumento chiamato oftalmoscopio.
Questo test può essere effettuato dal pediatra o dall’oculista e richiedere l’uso di un collirio per dilatare la pupilla: la dilatazione rende più evidente la presenza del riflesso rosso.
Se è tutto nella norma, l’occhio risponde alla luce emettendo un riflesso rosso.
Se il riflesso rosso è poco intenso, o se è assente e si evidenzia un riflesso biancastro (leucocoria) si è di fronte a un campanello d’allarme: l’assenza del riflesso rosso può infatti essere il segnale di malformazioni o patologie oculari, come la cataratta congenita, le opacità corneali e le retinopatie del prematuro, a volte anche gravi come alcuni tumori oculari.
Come invece il bambino diventa collaborante, la visita oculistica pediatrica diventa più completa e comprende:
Durante l’esame della vista al bambino verrà richiesto di riconoscere alcune figure (o lettere in base all’età del paziente) su uno schermo ad una distanza di 4 metri.
Se il bambino non sa leggere si usa un “ottotipo di Pesando”: sono rappresentati oggetti noti ai bimbi (gatto, fiore, barca, pesce, casa, bambino, sole) e permette di misurare l’acuità visiva già dai 2 anni di età.
Si rivela molto utile per valutare se l’acuità visiva è uguale o diversa tra i 2 occhi, al contrario lo svantaggio è che le caratteristiche dimensionali dei disegni rappresentati non fornisce una precisa valutazione dell’acuità visiva.
Se invece il bambino è più grande e collaborativo si utilizza l’ottotipo con le E di Albini in cui il bambino dovrà riconoscere l’orientamento della lettera E: la maggior parte dei bambini collabora sin dai tre anni di età ed è molto utile per una corretta valutazione dell’acuità visiva.
Per questo esame è quindi necessario che il bambino collabori per poter definire quale sia l’acuità visiva di entrambi gli occhi.
Questo esame è necessario per identificare la presenza di difetti quali:
e quindi la necessità di portare occhiali, oppure di diagnosticare l’ambliopia.
L’esame principale per l’individuazione di strabismi è il cover test: questo esame viene eseguito dall’ortottista che, attirando l’attenzione del bambino su una mira, cerca di individuare eventuali strabismi.
In un secondo esame, il test di Lang, si chiederà al bambino di identificare delle figure su una tavola nella quale le immagini sono nascoste dietro una fitta serie di puntini.
Questo test viene utilizzato per andare ad investigare la stereopsi: se non riuscirà a vedere le figure vorrà dire che nel bambino è assente la percezione tridimensionale, ovvero che i due occhi non collaborano equamente.
La parte della visita meno gradita al bambino ma indispensabile è la dilatazione delle pupille: il collirio, messo per due volte a distanza di 5 minuti, serve a misurare accuratamente i difetti visivi.
L’oculista si occuperà di verificare l’integrità di tutte le strutture dell’occhio a partire dal segmento anteriore: si concentrerà di ispezionare:
per escludere malattie.
Successivamente, grazie alle gocce che dilatano la pupilla, l’oculista controllerà la retina e tutto il fondo oculare.
Per i bambini più grandi e collaborativi esiste una tecnologia moderna, la retinografia, che permette di indagare la salute del fondo oculare in quanto con una foto acquisisce immagini ad alta risoluzione del fondo oculare: questo strumento viene chiamato OCT ed è utile sia nei bambini che negli adulti.
L’ambliopia, conosciuta anche come “occhio pigro”, è una patologia caratterizzata da capacità visiva ridotta che può essere mono o bilaterale e non può essere migliorata immediatamente con un occhiale.
L’ambliopia è determinata da una serie di eventi che insorgono durante l’età plastica (inferiore agli 8 anni) che alterano le condizioni di stimolazione visiva e non permettono quindi un corretto sviluppo di tutto il sistema.
Il corretto sviluppo del sistema visivo dipende da 3 fattori principali che devo verificarsi durante il periodo critico dello sviluppo infantile:
Poiché l’ambliopia è un disturbo dello sviluppo visivo è fondamentale la diagnosi precoce e il conseguente trattamento tempestivo.
L’arma migliore resta la prevenzione con visite di screening da effettuare già all’età di sei mesi e controlli periodici.
Viene considerata ambliopia monoculare quando uno dei due occhi ha almeno 2/10 in meno rispetto all’altro occhio; mentre l’ambliopia bilaterale viene definita tale quando l’acuità visiva in ciascun occhio è inferiore ai 5/10.
L’ambliopia può essere classificata in:
Il miglior trattamento per l’ambliopia risulta essere la correzione ottica con gli occhiali o lenti a contatto nei casi di difetti visivi molto elevati. A queste ultime soluzioni va poi aggiunto il bendaggio dell’occhio migliore per forzare l’utilizzo dell’occhio pigro.
Secondo le linee guida dell’American Academy of Ophthalmology i bambini tra i 3 e 7 anni con una ambliopia moderata dovrebbero bendare l’occhio ambliope (pigro) dalle 2 alle 6 ore giornaliere, mentre nel caso di ambliopie severe bisognerà bendare l’occhio per 6 ore o addirittura intere giornate.
Se invece il bambino è più grande bisognerà utilizzare misure più drastiche in quanto si è quasi giunti al limite del periodo plastico e si ha quindi poco tempo, e meno possibilità, di sviluppare un perfetto sistema visivo.
Sarà il lavoro in équipe tra ortottista e oculista a determinare e prescrivere il giusto utilizzo delle bende in base alle situazioni.
Il counseling con la famiglia del piccolo paziente è molto importante in queste occasioni in quanto sarà proprio la famiglia ad incoraggiare il bambino all’utilizzo della benda, spesso poco accettata.
Il supporto familiare è importante perché, soprattutto all’inizio, il bambino sarà ostacolato nello svolgimento delle sue attività, in quanto gli verrà chiesto di utilizzare solo il suo occhio più debole per giocare o fare i compiti.
Pochi accorgimenti saranno fondamentali per eseguire al meglio la terapia:
Lo strabismo è una condizione nella quale gli occhi non sono allineati e non sono orientati nella stessa direzione. Questo avviene per un cattivo funzionamento dei meccanismi neuromuscolari che controllano i movimenti degli occhi.
Lo strabismo può essere intermittente o costante nel tempo, interessare prevalentemente un solo occhio o essere alternante.
Può manifestarsi a qualunque età, ma con effetti diversi.
Negli adulti comporta sempre diplopia – visione doppia – perché mentre un occhio fissa un oggetto, l’altro è rivolto all’interno, all’esterno, in alto oppure in basso.
Nei bambini invece, in cui il sistema visivo non è ancora del tutto formato, non si avverte diplopia in quanto il loro sistema visivo impara a sopprimere l’immagine proveniente dall’occhio deviato: qualora non venga diagnosticato in tempo utile può determinare ambliopia permanente.
È necessario fare una distinzione tra forie e tropie: se la deviazione degli assi visivi viene compensata dalla capacità fusionale allora saremo in presenza di una foria, lo strabismo non manifesto; se invece questa compensazione non c’è parleremo di tropia, lo strabismo manifesto.
Sarà l’ortottista ad investigare la presenza di forie interrompendo la visione binoculare: una certa quantità di foria è ritenuta fisiologica e quindi, in situazioni normali, non si percepisce.
Lo strabismo viene classificato in base alla direzione della deviazione:
Spesso i bambini non vogliono indossare gli occhiali e proprio per questo è necessario che abbiano un impatto positivo. Piccoli accorgimenti aiuteranno voi e il vostro bambino a scegliere la montatura giusta.
Aspetto fondamentale è la comodità: gli occhiali devono calzare in modo perfetto, senza scivolare. I bambini si muovono molto e una fascetta elastica indossata attorno alla nuca può garantire la stabilità degli occhiali e permettere anche al bambino di praticare sport.
Altro aspetto fondamentale è il colore: dovrà essere il bambino a indicare gli occhiali che ritiene più belli per essere più motivato e felice di indossarli.
Ultimo aspetto da non sottovalutare è il materiale utilizzato per le montature: deve essere adatto alla naturale predisposizione dei bambini per il movimento, in altre parole deve essere robusto, a prova di rotture e leggero.
Il vostro bambino dovrà indossare gli occhiali con piacere, spiegategli il perché e rendetelo orgoglioso del suo nuovo accessorio.
L’uso prolungato dei tablet e degli smartphone non è consigliabile soprattutto in giovane età in quanto è responsabile di diversi fenomeni oculari tra cui l’occhio secco e l’astenopia (affaticamento oculare), ma può comportare anche un peggioramento della qualità visiva, del sonno ed emicrania.
L’occhio secco è collegato all’attenzione eccessiva per lo schermo che crea una diminuzione dell’ammiccamento, cioè della chiusura e apertura delle palpebre con conseguente minor lubrificazione della superficie oculare.
Pertanto il bambino può avvertire una sensazione di corpo estraneo nell’occhio o bruciore oculare, una sintomatologia sovrapponibile a quella dell’occhio secco dell’adulto.
Un altro dei disturbi visivi legato all’uso eccessivo di schermi digitali è l’astenopia, ovvero un disturbo caratterizzato da debolezza visiva, spesso dovuta all’eccessivo sforzo della vista: questi dispositivi, infatti, sono utilizzati a una distanza ravvicinata e inducono affaticamento oculare per stress dell’accomodazione.
Questo affaticamento visivo può portare anche alla miopia: la continua focalizzazione per guardare da vicino comporta, infatti, una difficoltà a vedere bene da lontano.
Una recente ricerca pubblicata su una autorevole rivista (JAMA Pediatrics), ha confermato infatti, che i bambini che dedicano più tempo alle attività all’aperto hanno una probabilità inferiore di sviluppare miopia.
L’incidenza di miopia nei bambini esposti maggiormente alla luce solare e che svolgono attività all’aperto, risulta più bassa anche nei bambini i cui genitori sono entrambi affetti da miopia.
Risulta quindi molto importante trovare dei modi alternativi per intrattenere e calmare i propri figli soprattutto all’aria aperta.
Inoltre, è fondamentale, qualora si utilizzi questi dispositivi, porre dei limiti e garantire la partecipazione educativa dei genitori all’esperienza digitale.
© Dr. Gaspare Monaco - Medico Oculista